Le porte di Cassiopea
di Rosalba Campra
Anno di edizione: 2015
Pagine: 245
ISBN; 9788886095990
Traduzione di Francesco Fava
Nel porto di Nyhavn, lettore, c’è un bar decisamente equivoco chiamato Cassiopea. Lì vanno ad arenarsi marinai, tatuatori, viaggiatori apparentemente di passaggio: tutti stranieri, tutti prigionieri volontari di un intreccio di ambigue passioni nelle quali i sogni interferiscono pericolosamente con la realtà. In questo spazio labirintico, dove si nasconde un segreto che i personaggi inseguono, la protagonista, Nanán, ha trovato lavoro come raccontatrice di sogni, e a volte come sirena… Un mondo nel quale ogni cosa – gesti, sogni, Nanán stessa –, sembrano sdoppiarsi, e non soltanto negli specchi. È di questo che Nanán parla con il suo interlocutore, seguendo il ritmo di una confessione che nasce disordinatamente davanti ai nostri occhi, libera da regole cronologiche o logiche: l’ordine è dettato dalle sollecitazioni della curiosità, dalle incertezze della memoria, dalle inaspettate intrusioni della morte. Un racconto fantastico sul tema del doppio? Allucinazioni provocate dall’alcool e dalle notti senza fine? Forse, soprattutto, una storia d’amore – di amori –, un resoconto sulle svariate forme dell’esilio e una esplorazione sull’impossibilità di una (auto)biografia che possa esaurire il nostro multiple passato.
Rosalba Campra
È nata a Córdoba in Argentina, nei pressi di montagne e fiumi incantati, di una missione gesuitica e di un insediamento di immigrati friulani, che lasciò molto tempo fa, prima per Parigi e poi per Roma, dove vive attualmente. In quei luoghi sono rimaste però le sue radici, che hanno poi portato al suo lavoro accademico (è stata ordinario di Letteratura ispanoamericana alla Sapienza), ai suoi saggi (tra quelli tradotti in italiano: America Latina. L’identità e la maschera, Territori della finzione: il fantastico, Cortázar: letture complici), alle sue narrazioni (I racconti di Malos Aires, Gli anni dell’Arcangelo, Il sogno della tigre e altri ritorni), cosí come ai libri d’artista in cui si sovrappongono parola e immagine (Constancias, The Book of Labyrinths, Moradas de los Mayores). I suoi scritti compaiono in numerose antologie pubblicate in Europa, America Latina e Stati Uniti.